mercoledì 19 dicembre 2012

L'IMPORTANZA DI ESSERE DIGITALI

The importance to be digital



Le nuove priorità nel digitale per il 2013-2014 
Pubblico integralmente il comunicato stampa della Commissione Europea. News importanti per l'area digitale!
Oggi la Commissione europea ha adottato sette nuove priorità per l'economia e la società digitali. L'economia digitale sta crescendo sette volte più velocemente rispetto al resto dell'economia, ma il suo potenziale è ostacolato da un quadro strategico paneuropeo non omogeneo. Le priorità di oggi seguono una politica globale di revisione e pongono nuova enfasi sugli elementi più trasformativi dell'Agenda digitale europea del 2010.
Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Il 2013 sarà l'anno più intenso per l'Agenda digitale. Le mie priorità assolute sono aumentare gli investimenti nella banda larga e massimizzare il contributo del settore digitale per la ripresa dell'Europa."
Se l’Agenda digitale aggiornata venisse attuata appieno, nei prossimi otto anni il PIL europeo aumenterebbe del 5%, ovvero di 1 500 EUR/persona. Per raggiungere questo risultato occorre potenziare gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), innalzare il livello di competenze digitali della forza lavoro, innovare nel settore pubblico e riformare le condizioni di base per l’economia di internet. In termini di impiego, senza un’azione a livello paneuropeo da qui al 2015 rischia di rimanere vacante fino a un milione di posti di lavoro in ambito digitale, mentre se venissero create le infrastrutture necessarie ne potrebbero essere creati fino a 1,2 milioni. A lungo termine si arriverebbe alla creazione di 3,8 milioni di posti di lavoro in tutti i settori dell'economia.
Le nuove priorità sono:
1. Creare un nuovo contesto normativo stabile per la banda larga
2. Nuove infrastrutture per servizi digitali pubblici attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa
3. Avviare una grande coalizione sulle competenze e i posti di lavoro in ambito digitale
4. Proporre una strategia e una direttiva UE in materia di sicurezza informatica
5. Aggiornamento del quadro UE relativo ai diritti d'autore
6. Accelerare il "cloud computing" attraverso il potere d’acquisto del settore pubblico
7. Avviare una nuova strategia industriale per l'elettronica – un "airbus di chip"


La situazione dell’Italia


Banda larga

A gennaio 2012 il tasso di penetrazione della banda larga fissa era del 22,2%, con un aumento solo dello 0,5% ma ancora al disotto della media europea (27,7%).


Servizi internet

Nel 2011 il 51% della popolazione usava internet regolarmente (almeno una volta a settimana), +3% rispetto al 2010 ma -17% rispetto alla media UE (68%). Il 39% dei cittadini non aveva mai usato internet, un calo del 3% rispetto al 2010.
La diffusione del commercio elettronico è del 27% al di sotto della media UE: solo il 15% della popolazione fa acquisti online, un aumento solo dell’1% rispetto al 2010. Nel 2011 solo il 3,9% delle imprese ha venduto online. 
L’Italia si colloca in penultima posizione per quando riguarda i servizi di eGovernment usati dai cittadini (22%) e in terzultima posizione per quanto riguarda l’uso da parte delle imprese, sceso dall’84% del 2010 al 76%.

TIC

Nel 2009 la spesa delle imprese in ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione era pari a 2,139 miliardi di euro, in aumento rispetto all’anno precedente. 
Il sostegno pubblico alla ricerca e sviluppo nel settore era però pari solo al 5% del finanziamento pubblico totale alla ricerca e sviluppo: 0,61% del PIL, al di sotto della media UE.

Contesto
L'Agenda digitale per l'Europa è stata adottata nel 2010, come parte integrante della strategia Europa 2020, per stimolare l'economia digitale ed affrontare problematiche sociali mediante le TIC. Da allora il Consiglio europeo ed il Parlamento europeo chiedono che venga ulteriormente rafforzata la leadership europea del digitale e che, entro il 2015, venga completato il mercato unico digitale (Conclusioni del Consiglio europeo del 28/29 giugno 2012Conclusioni del 1°/2 marzo 2012).
L'Agenda digitale ha centrato molti dei suoi obiettivi ed è sulla buona strada per conseguirne altri. L'uso regolare di internet è in costante aumento, in particolare tra i gruppi svantaggiati mentre è in calo il numero di cittadini che non hanno mai usato internet. Analogamente, gli acquisti online continuano ad aumentare, anche se il ritmo di crescita del commercio elettronico transfrontaliero è ancora troppo lento. La banda larga ad alta velocità ha mostrato i primi segni di decollo, comprese le connessioni superveloci, sopra i 100 Mbps. Rimangono però differenze significative tra gli Stati membri, differenze che possono essere eliminato solo attuando un'azione strategica a livello europeo.
Per ulteriori informazioni
Profili dei paesi relativi al quadro di valutazione: si vedano banda larga, uso di internet, amministrazione elettronica (eGovernment), tendenze in materia di regolamentazione e ricerca nel settore delle telecomunicazioni per ciascun paese dell’UE

venerdì 30 novembre 2012

LIBRI, BON TON E CUCINA

Ci risiamo...

Lo so, in fondo è facile parlar male delle iniziative altrui ma non riesco proprio a resistere, trascende ogni mio controllo.
...trascende ogni mio controllo...
Andiamo al sodo. Partecipo alla presentazione di un libro su cucina e buone maniere a tavola. Per inciso, ospite pagante. E dunque come tale mi aspetto di avere un trattamento adeguato ma, soprattutto, sono impaziente di apprendere curiosità, indicazioni e breaking news sull'etichetta e sul comportamento della signorina bon ton a tavola.
Glissiamo sulla location e sulla disposizione dei tavoli, che costringeva i peggio posizionati a scomode quanto dolorose contorsioni per girarsi a guardare il tavolo dei relatori o, meglio, delle relatrici.
Non riuscendo a trattenere un rigurgito di veleno, verso fine serata ho confidato a uno dei commensali, giornalista come me, che se avessi scritto un pezzo su quell'iniziativa l'avrei titolato "Lasciate fare alle donne". Ma non con l'intenzione di elogiare il genere al quale, mio malgrado in alcune occasioni, appartengo.
Un chiocciare continuo, uno sproloquio di complimenti, di elogi e di reverenti melensaggini. Ecco, questo è stato il contributo dato dall'autrice del libro e dalle sue damigelle, perché non si possono definire altrimenti le persone che l'affiancavano nel vano tentativo di fare da moderatrici e relatrici. Insomma, se il libro è bello e scritto bene lasciatelo dire a chi lo leggerà (sempre ammesso che ne abbia ancora voglia dopo una serata simile).
Pertanto, dopo un'introduzione e una presentazione orribile peggiorata da un impianto audio assassino, con fischi, sibili e un'eco spaventosa, con grande magnanimità veniamo omaggiati della lettura di alcune pagine del libro in questione. 




Una banalità dietro l'altra. Avanti, ditemi che nessuno di voi era a conoscenza del linguaggio del corpo e degli atteggiamenti seduttivi del genere maschile e femminile. Ditemi che non avete mai letto sui tabloid e su 127.935 siti Internet che le donne si toccano i capelli e gli uomini si aggiustano la cravatta, oppure infilano i pollici nella cintura. Ma non è finita qui. Ecco la lettura di una sorta di questionario che elenca quello che i due sessi non sopportano l'uno dell'altro quando sono a tavola. Bene, adesso ditemi che secondo voi è credibile che un uomo, al primo appuntamento, non solo vi chieda di raggiungere il ristorante con mezzi vostri ma addirittura pretenda che vi preoccupiate di tenergli un posteggio libero. Mah... Comunque, dopo quasi mezz'ora di sofferenza viene annunciata la cena, evviva! Anzi no. L'attesa dei ritardatari prima, la prolusione infinita dopo, hanno inciso negativamente sulla prima (e unica) portata che arriva nei nostri piatti indecorosamente fuori tempo. E immangiabile. Si ricomincia con la lettura, gli elogi, le domande e le battute.
Insomma, questa serata mi ha deluso, non ho appreso niente di nuovo. Mi sarei aspettata di conoscere almeno in parte cosa detta il bon ton, qualcosa di più stuzzicante, mentalmente stuzzicante. E invece niente, neanche un tentativo di intrattenere gli ospiti magari con qualche domanda impertinente per sondare il grado di "preparazione" in fatto di buone maniere e di educazione a tavola.
Per il giornale che ho diretto fino a marzo 2012 ho curato per tantissimi anni decine e decine di pagine dedicate al matrimonio e al galateo degli sposi, alle cose da fare e da non fare stilando elenchi di questo sì e questo no e con il tempo mi sono appassionata a questo aspetto del vivere in società. L'etichetta, il galateo o le buone maniere esercitano un fascino irresistibile su di me e ritengo facciano parte di un bagaglio irrinunciabile della persona. Mentre sto scrivendo questo pezzo, in sottofondo sto ascoltando Quattro matrimoni e un funerale, un film che trovo veramente spassoso e intrigante così come spassoso, intrigante e veramente sexy trovo Hugh Grant, l'interprete principale.


Scenari inglesi, ladies and gentleman e vecchie berline, uomini in tight con fiore all'occhiello, il fascino irresistibile degli occhi azzurri e lo sguardo scanzonato del bellissimo Hugh.
Mi rendo conto che raggiungere l'eccellenza è davvero arduo, tuttavia se il buon gusto è una predisposizione innata, il senso dell'opportunità e l'umiltà dovrebbero guidare le nostre azioni quotidiane.
Forse, quando si organizzano eventi la domanda che ci si dovrebbe porre - o forse sarebbe meglio dire che ci si dovrebbe porre almeno una domanda - è: cosa offriamo a chi parteciperà?




The Doctor
in Social Media Addiction

TUTTO COMINCIA DA TE

E' solo una questione di consapevolezza...



Leggendo le cifre legate allo spreco di cibo si è presi dallo sconforto. Ma non è il sentimento giusto con il quale affrontare le problematiche della vita, tantomeno questa. Facciamo un passo indietro. Soltanto in Gran Bretagna ammonta a 10,2 miliardi di sterline l'anno il valore del cibo che finisce in pattumiera (pari a 8.362.570.000 euro) ed è facile supporre che le cifre degli altri Paesi occidentali si discostino di poco.
Gli effetti? Consumo di risorse idriche, energetiche, forza lavoro, suolo... E poi inquinamento derivante dalle fasi di produzione e imballaggio ma anche da quelle successive di trasporto e, infine, di smaltimento. Qualcuno tuttavia potrebbe pensare: "Ma, in fondo, io ho pagato per quell'alimento e di conseguenza ne faccio quello che mi pare. Se decido di buttarlo tra i rifiuti, saran ben fatti miei". E invece no. Se permettete, sono fatti anche nostri. Lo spreco riguarda tutti noi, fosse anche solo per il fatto che vivere in un ambiente altamente inquinato non è il massimo per nessuno. E continuare a produrre per poi buttare il frutto dei processi di produzione e trasformazione direttamente in discarica mi pare quanto meno folle.
Ricordiamo che le risorse del nostro pianeta non sono infinite e la spia rossa della riserva si è già accesa. 
Che vogliamo fare? Vogliamo consegnare ai nostri figli, ai nostri nipoti, un mondo con la data di scadenza?
Dato che tutto parte dal singolo individuo, ecco come fare per dare il nostro piccolo contributo:
1) diamo un'occhiata approfondita al nostro frigorifero e in dispensa prima di recarci al supermercato per fare spesa
2) acquistiamo solo le quantità necessarie, no alle mega-confezioni risparmio se non siamo in grado di consumarle in tempi brevi
3) evitiamo gli acquisti di troppi alimenti freschi in una volta sola, con data di scadenza ravvicinata: sarà difficile riuscire a consumarli tutti prima che si deteriorino, a meno che non si abbia una famiglia composta di dodici persone...
4) meglio recarsi al supermarket una volta in più, comprando solo quello che serve per un paio di giorni. Le spesone settimanali devono essere oculate e riguardare prodotti non deteriorabili (conserve, surgelati, detersivi...)
5) riscoprire le ricette della nonna che utilizzavano come ingredienti gli avanzi
6) surgelare l'eccedenza, in modo tale quando sarà riproposta non scatterà l'effetto "noia" generato dalle zuppe riscaldate
7) verdura, zuppe, alimenti cotti e non consumati devono essere riposti in frigorifero avendo cura di sigillare accuratamente i contenitori: conserveranno meglio le caratteristiche di gusto, profumo e aspetto
8) un'accurata pulizia periodica del frigorifero ne migliora le prestazioni e conserva meglio gli alimenti
9) organizzate bene la dispensa ponendo in prima fila gli alimenti con la scadenza più ravvicinata
10) preferite gli alimenti con le confezioni meno ingombranti e meno inquinanti, meglio ancora se sono sfusi. Inoltre, quasi tutti i supermercati hanno l'angolo dei dispenser di detersivi, approfittatene...


lunedì 19 novembre 2012

I PROFESSIONISTI, LINKEDIN E L'IMPORTANZA DI FARE NETWORK

Che, tradotto, diventa l'inflazionato "fare rete"
Inutile rimarcare l'importanza della rete di relazioni che riesce ad instaurare chiunque abbia un'attività, sia che si tratti di un'azienda, di un libero professionista, di un ente o di un'associazione non profit. La rete, o network che dir si voglia, è un'inesauribile fonte di informazioni, di potenziali clienti, di possibili iscritti, associati, sostenitori, ma anche stimolo di crescita. Questa riflessione mi sorge dopo aver letto un articolo  pubblicato sul portale Pmi.it dove, a fianco di statistiche frutto di un'accreditata ricerca "Antropologia del networking", condotta da Linkedin e Ipsos, si riportano preziosi consigli per crearsi una rete efficiente di contatti.
Non so voi, ma io vengo sempre irresistibilmente attratta dalla voce consigli, oppure segreti, dritte, mosse furbe e così via discorrendo. Saltando a piè pari, o quasi, le statistiche che, peraltro, stigmatizzano la differenza di comportamenti tra Nord e Sud, sono subito andata a leggermi avidamente i suggerimenti con la segreta speranza di trovare qualche spunto nuovo.
La delusione è stata cocente. I consigli, dispensati addirittura dal deus-ex-machina Linkedin, sono abbastanza ovvi e chiunque abbia un minimo di dimestichezza con l'uso e le caratteristiche dei social network con un minimo di riflessione ci può tranquillamente arrivare.
Eccone qualcuno: importanza della prima impressione e, di conseguenza, della foto (leggi mio post "Gli effetti collaterali dei social network"). Suvvia, adesso non vorrete farmi credere che eravate all'oscuro dell'effetto negativo che può provocare una foto brutta, non veritiera, o scattata mentre un po' brilli vi reggete a un amico o compagno di bevuta occasionale durante un "ape" in centro città. O, peggio ancora, mentre sfidate gli amici a chi sputa più lontano, e mi fermo qui...
Secondo consiglio: stringere rapporti con colleghi e superiori e intrattenere conversazioni lunghissime. A parte il fatto che potreste passare per degli emeriti scocciatori (vedete quando sono politically correct nell'uso del linguaggio più appropriato?), non è detto che i vostri argomenti siano graditi o condivisi dalla controparte. Occhio quindi, perché questo potrebbe rivelarsi un terreno minato. Quello che posso suggerire, per quella che è la mia modesta esperienza, è di improntare le relazioni sul web esattamente come si farebbe, o si dovrebbe fare, nella vita reale: trasparenza, sincerità, onestà. Se non conoscete un argomento, non fingetevi esperti. Se non amate la musica classica, o una parte politica, o non condividete un punto di vista, forse la tattica migliore è glissare, scivolare con noncuranza su altri argomenti, fingere un black out della connessione, and so on... Ricordate, sempre, che le conversazioni sui network non sono quasi mai totalmente private e, in fin dei conti, se la vostra finalità è stringere buone relazioni professionali non è quella la sede per avviare dibattiti o polemiche se non volete che le buone relazioni si trasformino in un boomerang dagli effetti esattamente opposti.
Tim Cook, CEO Apple
E, anche qui, vale la regola della comunicazione di crisi che io ritengo essere una delle massime espressioni delle aziende che sanno veramente fare marketing: se avete sbagliato, ammettetelo, scusatevi e se possibile cercate di porre rimedio, altrimenti ritiratevi in buon ordine. Apple a mio avviso ne ha dato una dimostrazione esemplare quando, attraverso Tim Cook, si è scusata con i suoi clienti per il mal funzionamento di Maps iOS6. Non solo, nella lettera aperta il Ceo (amministratore delegato) del colosso californiano non si limita ad ammettere il problema facendo atto di contrizione di fronte ai clienti ma addirittura suggerisce loro di ricorrere temporaneamente a prodotti similari della concorrenza, in attesa che l'azienda della mela morsicata risolva la debacle e reimmetta sul mercato l'applicazione funzionante.
A onor del vero il fare outing dell'azienda di Cupertino è stato oggetto di valutazioni controverse, in molti hanno giudicato azzardata la mossa di Cook che, secondo i critici, avrebbe consegnato i clienti alla concorrenza. D'altro canto c'è stato invece chi ha sostenuto che questa è stata la dimostrazione del fatto che Apple non teme concorrenza di sorta. Ai posteri l'ardua sentenza.
Tornando ai nostri consigli, non vi tolgo tutto il divertimento e vi lascio la gioia di andarveli a leggere direttamente nell'articolo citato




Tuttavia devo fare un'ultima considerazione su uno degli ultimi suggerimenti dispensati, riguardante la necessità di tenersi aggiornati sugli argomenti più rilevanti. Gli ultimi anni della mia vita professionale sono stati caratterizzati da un aumento esponenziale delle ore dedicate alla formazione continua e qualcuno addirittura ha ipotizzato che, per potersi ritenere esperto in una materia qualsiasi, occorrono almeno 10.000 ore di formazione. Sinceramente, non so quanti di noi possano concedersi il lusso di dedicare così tanto tempo alla lettura e alla ricerca per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, ma sono altrettanto certa che l'accelerazione vertiginosa impressa alle informazioni dai nuovi strumenti di comunicazione digitale vieti a chiunque, dalla casalinga di Voghera al CEO di New York, l'ignoranza. Ho visto attempati signori che al termine di una conferenza si ergevano orgogliosi dichiarando "Facebook non mi avrà mai!", con buona pace di Steve Jobs e della sua mitica esortazione "Stay hungry, stay foolish". Ignorano, costoro, che l'età anagrafica si misura in anni, quella mentale si misura in bit. In ultima analisi, se ci pensate, Internet è come la Legge: non ammette ignoranza.


Patrizia Kopsch
Doctor in Social Media Addiction

martedì 13 novembre 2012

GLI EFFETTI COLLATERALI DEI SOCIAL NETWORK


Facebook, solo “facce da libro”?

Sappiate che tutto, ma proprio tutto quello che pubblicherete, può influire sulla vostra vita reale

La saggezza popolare recita “ci vogliono anni per costruirsi una buona reputazione, pochi secondi per distruggerla”. Niente è così vero come sui social network. La mia personale esperienza con la community fondata da Mark Zuckerberg è cominciata qualche anno fa, un giorno in cui mia figlia esordì dicendo: «Mamma, tu che sei una giornalista e che lavori nel campo della comunicazione devi essere aggiornata su tutto quello che riguarda la comunicazione, i nuovi media, le tecnologie… non puoi non avere un profilo su Facebook!».
Detto fatto, presi molto seriamente l’appunto avanzato dalla figlia e mi apprestai a creare il mio profilo sul noto social network. Devo ammettere che sulle prime dovetti vincere non poche resistenze interiori: ma che senso aveva per una persona della mia età inserirsi in una comunità virtuale composta da ragazzini e studenti del liceo (al tempo non avevo la minima idea di quanto fosse variegato l’universo Facebook)?
Ora, devo chiedervi di essere indulgenti nei miei confronti. Da giornalista della carta stampata, ho sempre visto il mondo attraverso i caratteri tipografici di quotidiani, mensili, inserti, allegati, tutte cose concrete che recavano firme a volte prestigiose, spesso conosciute e note. Insomma, la credibilità della “fonte”, l’autorevolezza, “il mestiere” non erano e non sono ancora oggi solo parole, per me. Ero seriamente preoccupata di mettere alla berlina, sulla pubblica piazza oltretutto, la credibilità e la professionalità così faticosamente costruite in anni di gavetta. Anni durante i quali alle conferenze stampa non mi salutava nessuno, dovevo spiegare profusamente per quale testata lavoravo e precisare che no, non si trattava di quella on line e i fotografi mi si piazzavano davanti strattonandomi senza tanti complimenti. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo magari in un altro articolo…













Detto fatto, dunque, eccomi on line su Facebook. La registrazione non richiese più di qualche minuto, fu la ricerca di una foto da inserire nel profilo che si rivelò una vera e propria impresa. Non avevo foto recenti, anzi per meglio dire non avevo foto che non fossero state scattate in situazioni conviviali, con le amiche, con le nipotine. Quelle con le amiche non potevano essere pubblicate senza il loro consenso e poi in nessuna di queste mi piacevo: o facevo smorfie strane, o la mise scelta per l’occasione non mi sconfinferava, oppure mi ricordavano momenti della vita non proprio felici. Delle foto con le nipotine poi neanche a parlarne, pendeva sul mio capo il veto inflessibile di mia figlia che temeva (secondo me, a ragione) che pubblicarle su una vetrina “globale” potesse essere rischioso. Si sa, gli orchi sono sempre in agguato. E quindi? D’intesa con la figlia contestatrice, quella che inorridiva per la mia assenza da Facebook, decisi di farne qualcuna “all’uopo”, insomma, una foto che sopperisse alla bisogna. No, no, niente da fare. Le foto in posa, perché nonostante tutti gli sforzi si capisce perfettamente che uno si è messo in posa, erano ancora peggio della peggio foto con le amiche. Quindi, con le poche nozioni di Photoshop acquisite da autodidatta ne ho ritoccata una ripresa in una pizzeria, con piatti e tovaglioli sullo sfondo ma dove sfoggio un sorriso davvero naturale. Soddisfatta, andai a dormire i miei sonni tranquilli.
Niente di più sbagliato. Imparai, qualche tempo dopo, quanto sia pubblica la piazza virtuale. E quanto l’azione apparentemente più innocua possa invece diventare un’arma a doppio taglio e vedremo tra poco perché.
Tuttavia, nelle prime settimane dopo la registrazione sul mio profilo Facebook regnava la calma piatta. Occasionalmente andavo a visitare la mia pagina, che quasi subito appresi chiamarsi bacheca, e ne uscivo un po’ delusa ma, anche, piuttosto perplessa circa l’utilità della mia presenza sul social network.
I primi amici mi furono inviati dalla figlia ribelle che li pregò di concedermi tale privilegio, in nome dell’amicizia che nutrivano per lei e anche perché mossi a compassione da questa immigrata digitale di seconda scelta.
Poco per volta coinvolsi anche altri amici-coetanei che, loro malgrado, si lasciarono persuadere e finirono per creare a loro volta un profilo su Facebook. Finalmente la bacheca cominciava ad animarsi, tuttavia permanevano due grosse problematiche: la mancanza quasi totale di tempo da trascorrere sul network (condizione essenziale per costituire una rete significativa di scambi e di relazioni che generi a sua volta contenuti interessanti che coinvolgano anche gli altri utenti) e la sostanziale mancanza di una motivazione. “Insomma - mi chiedevo - ma perché diavolo le persone perdono il loro tempo per scrivere a una moltitudine di sconosciuti cosa stanno facendo in quel momento, mentre altre persone perdono tempo a leggere cosa sta facendo una moltitudine di sconosciuti in quel momento?”. Sinceramente, è una risposta che non sono ancora riuscita a darmi.
Posso tuttavia affermare che un primo effetto collaterale della mia presenza sulla community virtuale arrivò quasi subito, con una bella critica sulla foto che avevo scelto per il profilo. Il critico in questione si lamentò dello sfondo, quasi che il soggetto in primo piano, cioè io, non fosse neanche da prendere in considerazione. Regola n. 1 dei social network: soppesate attentamente ogni singola azione, informazione, foto, immagine, commento prima di clikkarne la pubblicazione. Nella più completa privacy e nel silenzio del vostro salotto, o del vostro ufficio, è difficile (diciamo pure impossibile) arrivare a percepire in tutta la sua portata la “pubblicità” delle vostre azioni. Riuscite ad immaginare la vastità delle persone che “visiteranno” il vostro profilo e che vedranno, apprenderanno, conosceranno tutto quello che riguarda la vostra vita? E tra queste persone ci saranno amici veri (rari), conoscenti (molti), nemici (tanti? Pochi?) e perfetti estranei (a migliaia, come se piovesse) che, attratti da qualche particolare, decideranno di farsi un po’ di fatti vostri.
E non cadete nell’errore di credervi al sicuro grazie alle limitazioni che porrete all’accesso sul vostro profilo, alle flag che sceglierete per impedire a chi non fa parte della vostra rete di amicizie di curiosare tra le vostre informazioni. Finirete per cedere al desiderio di vedere il numero delle vostre amicizie lievitare ai tre zeri, pur di dimostrare al mondo intero la vostra popolarità concederete l’amicizia anche a chi amico non è. Qualche volta lo farete solo per il timore di non offendere qualcuno, o perché non sta bene ignorare le richieste di amicizia. Già questo fatto di per sé farà in modo che al vostro profilo possa accedere un bel numero di persone che a malapena conoscete anzi, diciamo la verità, se le incontraste per strada sicuramente non le riconoscereste né tantomeno salutereste. Ma non finisce mica qui: avete mai pensato che i vostri amici hanno, a loro volta, una schiera di amici e di amici degli amici? È qui che ci si rende conto della validità della teoria dei sei gradi di separazione, l’ipotesi secondo la quale qualsiasi persona può essere collegata a qualunque altra persona nel mondo attraverso una catena di conoscenze costituita di non più di 5 intermediari. In sintesi: il mondo è piccolo e un vostro commento potrebbe essere letto da un abitante della Nuova Zelanda in tempo reale. Il che non sarebbe poi questo gran danno se, al posto del neozelandese, il commento magari un po’ politicizzato, o scollacciato, o rivelatore di vostri gusti personali un po’ discutibili o non accettati secondo il comune senso del pudore non venisse letto dal vostro futuro datore di lavoro, o potenziale cliente, o fidanzato/marito/figlio/genitore/suocera/genero e così via lungo la scala di ogni grado e parentela.
Ma torniamo alle foto. Io mi diverto tantissimo a guardare quelle pubblicate dagli amici/amiche. Vedi casa loro, i loro cani, gatti, canarini. Vedi la vista di cui godono dal loro terrazzo, vedi gli amici invitati a cena una sera d’estate, vedi il marito/compagno in ciabatte mentre legge il giornale o fa colazione o impegnato in qualche buffa riparazione casalinga. Vedi le foto scattate in vacanza e qualche volta magari sospiri perché tu in vacanza non ci vai da un po’ di tempo e ti piacerebbe proprio trascorrere qualche giorno al mare. Spaccati di vita, per dirla con gergo tecnico. Per te, tutto finisce lì, con qualche malinconica considerazione su quanto sia più verde l’erba del vicino. Ma a quanto sembra la nostra vita pubblica ha fatto gola al business, che spia i nostri profili per trarre informazioni, proporre le sue merci, fare ricerche di mercato, carpirci i segreti per fabbricare il prodotto di successo della prossima stagione, quello che meglio incontra i nostri desiderata più nascosti e impellenti. Chissà, forse anche il nostro Super Mario sta formulando qualche pensierino sul formidabile calderone di notizie che è Facebook. Dopo Cortina e le vie della moda di Milano, saranno forse i social network i prossimi rivelatori di reddito…
E la mia reputazione? Finora non ne ha risentito tantissimo. Sono consapevole, tuttavia, di essere divenuta mio malgrado un personaggio pubblico. Come gli altri milioni di persone   connesse a Facebook. Chi avrebbe mai detto, più di vent’anni fa, che Internet, la rete globale, avrebbe avuto un successo così dirompente? Ma ve li ricordate gli esordi di Internet… io sì! (Il resto nella prossima puntata…)
The Doctor in Social Media Addiction

martedì 6 novembre 2012

UFFICIO STAMPA E PR, FORSE NO... parte terza

Come dovrebbe funzionare un ufficio stampa e pr 3^ puntata

- con l'ausilio dei social e di tutti gli strumenti multimediali di cui si può disporre, sarebbe stato simpatico realizzare una sorta di "diretta" via Twitter, o più semplicemente commenti e tweet inviati in tempo reale
- dopo l'evento, arriva il follow up
- al massimo entro una/due ore dalla conclusione dell'evento si provvederà all'invio della car
tella stampa digitale con la sintesi di quanto si è fatto ed è emerso, momenti singolari, ecc... e prospettive future, magari lanciando il prossimo appuntamento
- l'invio sarà inoltrato sia all'elenco dei giornalisti/media presenti, sia a una mailing list di stampa e media (anche social) appositamente preparata
- se per l'evento è stato predisposto un blog, o se l'azienda/cliente dispone di un blog, va naturalmente aggiornato in tempi strettissimi (questa purtroppo è la legge dell'on-line)
- foto, foto, foto, se possibile anche video. L'evento va documentato anche e soprattutto con le immagini (per gli usi opportuni, non sto a dirvi quanto "tirano" foto e immagini sui nuovi media, lo sapete già)

And so on... questo è un sintetico e sicuramente non completo elenco di quanto dovrebbe essere metto in atto per assicurare una buona comunicazione, stilato sulla base dell'esperienza di anni e anni di dura gavetta. Certamente molte voci dipendono poi anche dal budget a disposizione e dalle indicazioni del cliente, che spesso non ne vuole sapere di utilizzare determinati "canali" o di seguire i consigli del consulente.
Una faticaccia nera, insomma, per chi si occupa di organizzare questi eventi. Tuttavia credo che, anche con un budget risicato e poche "funzioni" (intese come possibilità di estendere e affidare il messaggio a più canali), vi siano elementi di base, validi principi che non possono e non devono mai essere trascurati.

The Doctor






sabato 3 novembre 2012

UFFICIO STAMPA E PR, FORSE NO - parte seconda

Come dovrebbe funzionare un Ufficio Stampa e PR, 2° puntata



1 - predisporre un punto di accoglienza dove effettuare l'accredito della stampa e consegnare cartella stampa dell'evento
2 - far accogliere la stampa da responsabile evento o da responsabile dei rapporti con i media 
3 - presentare i protagonisti dell'evento
4 - spiegare come si svilupperà l'evento
5 - far accomodare la stampa nella sa
la dove si terrà l'evento e/o intrattenere la stampa fino al momento della presentazione vera e propria
6 - dare spazio alle interviste "vis a vis" concordate nei giorni precedenti secondo un programma opportunamente predisposto
7 - organizzare interviste richieste al momento (magari 
"dopo" lo svolgimento dell'evento se queste rischiano di far slittare troppo i tempi previsti in scaletta. Questo naturalmente richiede un lavoro organizzativo a monte, che abbia consentito di predisporre un timing da rispettare)


8 - se per qualsiasi motivo i tempi si dilatano e si comprende che non si riuscirà a rispettare l'orario, AVVERTIRE i presenti del ritardo e PREANNUNCIARE il nuovo orario inizio evento
9 - rispettando i nuovi tempi segnalati, dare inizio all'evento/presentazione fornendo quante più informazioni possibili evitando di dilungarsi in complimenti/autoincensamenti/dettagli non rilevanti
10 - far parlare il/i protagonisti dell'evento (interventi brevi, 3 minuti al massimo)
11 - Nel nostro caso, sarebbe stato fantastico che qualcuno, dopo averci augurato buon appetito (cosa che peraltro il nuovo galateo giudica inappropriata), si fosse soffermato a descrivere le portate, gli ingredienti (senza rivelare troppo, naturalmente, segreto di chef...), gli abbinamenti con i vini...
12 - questo avrebbe inoltre stimolato la conversazione tra i commensali, opportunamente fatti accomodare tutti a uno stesso tavolo splendidamente apparecchiato
Insomma, come dire: la cornice c'era, ed era anche di grande valore, ma mancava il dipinto....

The Doctor




venerdì 2 novembre 2012

UFFICIO STAMPA E PR, FORSE NO...


Come "dovrebbe" funzionare un ufficio stampa e PR come si deve: non così...

Invitati a un evento/presentazione i cui protagonisti sono uno chef e il menu con il quale ha ricevuto un premio prestigioso. All'arrivo, nessuno ci accoglie, nessuna cartella stampa, nessuna informazione, i proprietari della location si aggirano cercando di trarre informazioni sull'evento dagli ospiti e invitati. Giornalistifotografi video operatori si aggirano per la villa, peraltro splendida, senza meta
, senza guida, senza una minima idea di cosa si farà. Intorno alle 14 viene aperto il buffet per l'aperitivo e subito dopo ci si mette finalmente a tavola. Una breve presentazione e viene servito il menu: nessuno lo racconta, lo chef non si presenta, nessuno intrattiene gli ospiti. Insomma, il pranzo è stato veramente eccezionale, ma se l'obiettivo era informare la stampa, bè....
The Doctor