venerdì 19 settembre 2014

Mamma li turchi!

Si chiama Alibaba, ma in realtà è un "pericolo giallo" quello che minaccia i colossi americani dell'e.commerce eBay e Amazon

Jack Ma - courtesy of:  http://dealbook.nytimes.com/2012/05/20/yahoo-will-sell-a-stake-in-alibaba/?_php=true&_type=blogs&_r=0
Alibaba Group, il colosso cinese che possiede Alibaba.com, piazza mercato online per le piccole imprese, Taobao, l'eBay cinese, Alipay, il servizio di pagamento on line simile a Paypal e TMall, piattaforma dedicata a marchi e rivenditori, è sbarcata a Wall Street e l'ha letteralmente sbaragliata aggiudicandosi il prezzo di apertura più alto della storia americana. Un gigante con trecento milioni di utenti attivi che nel 2013 hanno generato transazioni per un valore di quasi 250 miliardi di dollari. Un competitor temibile per eBay e Amazon, anche se occorre ricordare che il mercato cinese ha dimensioni immense ed i grandi numeri ne sono una logica conseguenza. Tutto questo senza voler sminuire il gigante dell'e.commerce, nato da un'idea di Jack Ma, l'insegnante che ha costruito la propria fortuna scommettendo sul futuro di Internet e sulle sue potenzialità. Il colosso prosegue la sua marcia di conquista del mondo digitale, ha infatti acquistato una quota di Weibo, il twitter cinese. Il "pericolo giallo" che nel nostro Paese ha messo in crisi i negozi di abbigliamento e che sta conquistando il settore della ristorazione, invadendo anche quelle che erano nicchie di eccellenza italiane come i ristoranti tipici, le pizzerie, le vinerie, dilaga anche nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Di sicuro, Bezos e Cook avranno qualcosa cui pensare nei prossimi anni.

giovedì 18 settembre 2014

Mi avevi già convinto al "ciao"



“RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL WEB 3.0 E DELLE TECNOLOGIE CHE LO COMPONGONO”

Ritorno al futuro. Scenari, orizzonti, predizioni…
È iniziata così questa recensione, quasi per scherzo, con un tweet nel quale mi chiedeva di fargli sapere cosa ne pensavo del suo libro. Rudy Bandiera, difficile definirlo: leggenda del web? Evangelist? Sicuramente una di quelle figure professionali che dieci anni fa neanche te le sognavi. Eppure eccolo qui, Smart Italia gli ha regalato una vettura rispondendo a una sua digital boutade divenuta virale con l’hashtag #unamacchinaperRudy. “Niente male - ho pensato apprendendo la notizia - guarda fino a che punto i social media ed il personal branding sono arrivati nel giro di un tempo infinitamente breve rispetto a quello del marketing tradizionale”. Chissà fino a quali livelli la visibilità conquistata sul web dilagherà nel mondo reale, forse fino a integrare vita reale e vita virtuale in profondità, creando una sorta di “nuovo mondo”. Chissà.

Ma ecco, il libro. L’ho acquistato dopo aver gioiosamente usufruito della prima trentina di pagine scaricate gratuitamente - la famosa gratuità del web. Dopo le prime dieci righe gli ho twittato mi avevi già convinto al ciao, ricordando la battuta che Renée Zellweger dice a Tom Cruise in Jerry Maguire. Per similitudine. Quelle poche righe mi erano piaciute, mi avevano già convinto. Il libro l’ho subito acquistato. La lettura è stata gradevole, facile, lo stile di Rudy è al contempo brioso, accattivante, coinvolgente sebbene tratti argomenti di non facile comprensione. Almeno non per me, che appartengo a quella categoria che lo stesso Rudy Bandiera nel libro definisce “ibridi tecno-analogici”, vale a dire quelli che Internet, la rete globale e le nuove tecnologie della comunicazione se le sono ritrovate tra capo e collo. È stato un po’ come passare dall’Età della Pietra a quella dei motori a scoppio nell’arco di due giorni. E sì, devo ammettere che anche se molti potrebbero definirmi come una sorta di fossile del Mesozoico, essere stata protagonista dello switch che dalla preistoria ci ha proiettato nell’era di Internet è stata l’avventura più spettacolare della mia vita. E sì, mi dà soddisfazione poter affermare “Io c’ero”.

Ma ecco, parliamo del libro. Il futuro sarà digitale e connesso, parola di Rudy Bandiera. E il nuovo marketing sarà experience-oriented, l’azienda che saprà dare al cliente finale la sua “dose” di esperienza, intesa come sperimentazione di sensazioni, emozioni, sentimenti, avrà in mano il pallino delle nostre vite. O forse no, forse il futuro sarà così interconnesso e così tagliato su misura sui nostri desideri che vivremo in una sorta di nirvana, con l’orologio che al mattino al nostro risveglio ci dirà come stiamo, se abbiamo bisogno di un caffè corroborante o di una salutare spremuta di arancia e che attiverà a distanza la macchinetta del caffè o lo spremiagrumi. Nel frattempo si preoccuperà di fare un check al motore della macchina, ci segnalerà se dovremo fermarci al distributore per fare benzina e, verificato lo stato del traffico, ci indicherà il percorso più veloce per raggiungere l’ufficio. Oppure no, saremo così interconnessi che non dovremo nemmeno più recarci in ufficio, lavoreremo direttamente da casa utilizzando device intelligenti con i quali potremo attingere e scambiare attraverso il Cloud informazioni, documenti, file di testo, immagini, video e suoni. Forse avremo anche la possibilità di interagire e di creare ologrammi che ci daranno l’illusione della realtà aumentata, e realizzare oggetti grazie alle stampanti 3D.

Mi fermo qui, credo di aver dato un’idea sufficientemente allettante della fatica letteraria del “giornalista e consulente web, esperto di relazioni umane cyborg”, che ha il pregio di aver fatto quello che molti di noi -internauti per professione - vorrebbero fare da sempre ma che da sempre non ne trovano mai il tempo - o la volontà -: prendere tutti i brandelli di informazione, le news frammentate, i fili sospesi, tutti i bit vaganti nel nostro ecosistema digitale e metterli in relazione, trovare assonanze e connessioni, trarne induzioni e deduzioni, disegnare lo stato dell’arte sul quale costruire ed espandere il futuro, ramificarlo, ampliarlo e farlo germogliare traendo linfa da intuizioni creative e visionarie. Confortato e supportato dalle intuizioni di altrettanti visionari, persone preparate e competenti nei diversificati campi che le nuove tecnologie hanno disegnato e forgiato. Sono parte integrante del libro infatti i contributi di professionisti del web e delle tecnologie ad esso connesse che, citando Rudy Bandiera "hanno aderito al progetto in amicizia, consapevoli che la conoscenza di queste nuove tecnologie può essere un bene per tutti". Ed anche questo, a mio avviso, segna un punto a favore di Rudy Bandiera: nel mondo dei social network e della Rete, del protagonismo sfrenato, ha saputo e forse voluto fare un passo indietro, lasciare spazio anche ad altre guest-star per offrire lo scorcio di futuro più completo, omnicomprensivo, sconvolgente, inquietante, entusiasmante, eccitante, infiammante, travolgente che io abbia mai potuto intravedere. Ma io sono una social media addicted, ho una dipendenza dalle nuove tecnologie, non faccio testo.